Non pronunciare il nome di Dio invano
Il Secondo Comandamento prescrive di rispettare il nome del Signore. Come il primo deriva dalla virtù della Religione e regola in particolare il nostro uso della parola a proposito delle cose sante.
Tutte le parole della Rivelazione ve ne è una singolare, che è la rivelazione del nome di Dio, che Egli svela a coloro che credono in Lui; egli si rivela ad essi nel suo mistero personale.
Il dono del nome appartiene all’ordine della confidenza e dell’intimità.
“Il nome del Signore è santo
Per questo l’uomo non può abusarne. Lo deve custodire nella memoria in un silenzio di adorazione pieno d’amore. Non lo inserirà tra le sue parole se non per benedirlo, lodarlo e glorificarlo.
Il rispetto del nome di Dio esprime quello dovuto al suo stesso mistero e a tutta la realtà sacra da esso evocata. Il senso del sacro fa parte della virtù della religione.
Il Fedele deve testimoniare in nome del Signore, confessando la propria fede senza cedere alla paura. L’atto di predicazione e l’atto della catechesi devono essere compenetrati di adorazione e di rispetto per il nome del Signore nostro Gesù Cristo.
Il Secondo Comandamento proibisce l’abuso del nome di Dio, cioè ogni uso sconveniente del nome di Dio, di Gesù Cristo, della Vergine Maria e di tutti i Santi.
La Bestemmia si oppone al Secondo Comandamento
Consiste nel proferire contro Dio, interiormente o esteriormente, parole di odio, di rimprovero, di sfida, nel parlare male di Dio, nel mancare di rispetto verso di lui nei propositi, nell’abusare del nome di Dio.
San Giacomo disapprova coloro che bestemmiano il bel nome di Gesù che è stato invocato sopra di loro. La proibizione della bestemmia si estende alle parole contro la Chiesa di Cristo, i Santi, le cose sacre. È blasfemo ricorrere al nome di Dio per mascherare pratiche criminali, ridurre i popoli in schiavitù, torturare o mettere a morte. L’abuso del nome di Dio per commettere un crimine provoca il rigetto della religione. La bestemmia è contraria al rispetto dovuto al nome di Dio.
Le imprecazioni, in cui viene inserito il nome di Dio senza intenzione di bestemmia, sono una mancanza di rispetto verso il Signore. Il Secondo Comandamento proibisce anche l’uso magico del nome divino: “il nome di Dio è grande laddove lo si pronuncia con il rispetto dovuto alla Sua grandezza e alla Sua maestà.
Il nome di Dio è santo laddove lo si nomina con venerazione e con il timore di offenderlo”
(Cf catechismo della Chiesa Cattolica, approvato e prolungato con la Lettera Apostolica Laetamur magnopere, Giovanni Paolo II, 15 agosto 1997)